Friday, September 5, 2014

Sheryl Sandberg - Why we have too few women leaders

Sheryl Sandberg (28 agosto 1969) è conosciuta soprattutto per il suo ruolo di Chief Operating Officer (direttore operativo) di Facebook; dal 2012, Sheryl è la prima donna ad essere eletta nel consiglio d'amministrazione dell'azienda. Prima di Facebook ha lavorato anche per Google e come Chief of staff per il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d'America.


Il primo libro di Sheryl Sandberg è intitolato “Lean In: Women, Work and the Will to Lead” (2013) (“Facciamoci avanti – Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire”), e tratta di business leadership, problemi legati alla mancanza di donne al governo e nelle posizioni di leadership e le donne nel mondo del lavoro. In pochi mesi il libro ha venduto più di un milione di copie, e si è trovato al top delle classifiche di bestsellers.


Nel 2010 Sheryl ha partecipato ad una TED Talk con un intervento molto interessante: “Why we have too few women leaders” (“Perchè le donne leader sono troppo poche”).



Diciamocelo: la maggior parte di noi donne oggi è fortunata, abbiamo molta più libertà di scelta di quanta ne avessero le nostre madri e le nostre nonne, e la maggior parte di noi è cresciuta in un ambiente dove le venivano riconosciuti i basilari diritti umani. Incredibilmente, però, ancora non è così per tutte le donne del mondo.

Nonostante tutto, anche nella nostra società “occidentale” e moderna non è tutto perfetto. In nessuna parte del mondo le donne hanno le stesse possibilità e gli stessi ruoli di leadership e di rappresentanza che spettano agli uomini, tantomeno ai livelli più alti. Un esempio: di 190 capi di stato solo 9 sono donne e solo il 13% di tutti i parlamentari al mondo sono donne. Inoltre, un altro problema è che le donne spesso devono prendere decisioni molto più difficili tra successo professionale e soddisfazione e realizzazione personale. Solo un terzo delle donne con una carriera di successo ha figli, in contrasto con i due terzi degli uomini.
La domanda quindi è: come possiamo risolvere questo problema, come cambiare questi numeri per migliorare le cose, come possiamo fare in modo diverso?
Mantenere le donne nella forza lavoro è una delle risposte. Molte donne lasciano il lavoro, per una ragione od un'altra (e finiscono per dipendere finanziariamente da qualcun'altro, spesso il marito). La maggior parte lascia il lavoro per seguire la crescita dei figli, ed ovviamente è una giusta scelta che ogni donna è libera di prendere. 


Cosa accade però quando una donna decide di rimanere al lavoro? Sheryl ha 3 consigli: 

1. “Sit at the table” (partecipare e farsi avanti)
Molte ricerche mostrano questo fatto: le donne sistematicamente sottovalutano le proprie abilità, al contrario degli uomini, che tendono a sopravvalutarle leggermente. All'ingresso del mondo del lavoro dopo l'università, il 57% degli uomini discute il proprio salario, ma solo il 7% delle donne lo fa. E soprattutto, gli uomini tendono a fornire attribuzioni interne (impegno, abilità) per il proprio successo, mentre le donne le allocano all'esterno (fortuna, aiuto ricevuto, difficoltà del compito). In generale, gli uomini sembrano essere più sicuri di sé rispetto alle donne.
Tutto ciò è estremamente importante per quanto riguarda la propria carriera, perchè per avere successo bisogna volerlo, bisogna impegnarsi, ma soprattutto è necessario credere di meritarsi la promozione ed il successo ed avere fiducia in sé stessi.
Il problema è che è mostrato che successo e “likeability” (“Essere piacevoli”) sono correlati positivamente per gli uomini, ma negativamente per le donne. Ciò significa che esistono standard diversi per giudicare le qualità dei due sessi.
La soluzione a tutto ciò è semplice: “We've got to get women to sit at the table”. Le donne devono essere presenti, partecipare, devono poter portare ciò che sanno fare per contribuire e dimostrare che non sono inferiori solo perchè donne.

2. “Make your partner a real partner”
Nella situazione in cui un uomo ed una donna lavorano a tempo pieno ed hanno un bambino, i dati mostrano che mediamente la donna farà il doppio dei lavori casalinghi ed il triplo di quelli legati alla cura del bambino; il carico di lavoro sulle donne lavoratrici con figli è quindi solitamente molto maggiore rispetto a quello degli uomini.
Quando si renderà necessario che uno dei genitori si occupi a tempo pieno di casa e figli, chi credete che sarà dei due a lasciare il proprio lavoro? Solitamente sono le donne. Questo accade non solo per gli istinti materni che sicuramente entrano in gioco, ma anche e soprattutto perchè spesso, la società spinge i ragazzi più che le ragazze a ricercare il successo e realizzarsi anche al di fuori della famiglia.
È quindi necessario rendere il lavoro casalingo e la cura dei figli altrettanto importante per entrambi i sessi se vogliamo rendere i ruoli “di genere” più equi.

3. “Don't leave before you leave”
Quando una donna comincia a pensare di volere un figlio, in quel momento comincia anche a pensare a come fare posto a questo bambino nella propria vita, come conciliarlo con tutto ciò che fa ora. E da quell'esatto momento smette di alzare la mano, di esporsi, non chiede una promozione, non si propone per un nuovo progetto lvorativo. Spesso questa dinamica si attiva molto in anticipo rispetto alla gravidanza, quando una donna si fidanza o si sposa, ad esempio, comincerà a mettere in conto la possibilità di allargare la famiglia, e da quel momento smette (e spesso le viene detto di smettere) di cercare di avanzare.
Ovviamente, dopo la maternità, è molto difficile per la maggior parte delle donne tornare a lavorare, e se ci si è fermati anni fa nella ricerca di nuove opportunità, sarà difficile ricominciare. Per questo Sheryl incita a non togliere mai il piede dall'accelleratore fino al giorno esatto in cui si lascia, non lasciare ancora prima di essersene andati.

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