Sheryl Sandberg (28 agosto 1969) è conosciuta
soprattutto per il suo ruolo di Chief Operating Officer (direttore
operativo) di Facebook; dal 2012, Sheryl è la prima donna ad essere
eletta nel consiglio d'amministrazione dell'azienda. Prima di
Facebook ha lavorato anche per Google e come Chief of staff per il
Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d'America.
Il primo libro di Sheryl Sandberg è intitolato “Lean
In: Women, Work and the Will to Lead” (2013) (“Facciamoci avanti
– Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire”), e tratta di
business leadership, problemi legati alla mancanza di donne al
governo e nelle posizioni di leadership e le donne nel mondo del
lavoro. In pochi mesi il libro ha venduto più di un milione di
copie, e si è trovato al top delle classifiche di bestsellers.
Nel 2010 Sheryl ha partecipato ad una TED Talk con un
intervento molto interessante: “Why we have too few women leaders”
(“Perchè le donne leader sono troppo poche”).
Diciamocelo: la maggior parte di noi donne oggi è fortunata, abbiamo molta più libertà di scelta di quanta ne avessero le nostre madri e le nostre nonne, e la maggior parte di noi è cresciuta in un ambiente dove le venivano riconosciuti i basilari diritti umani. Incredibilmente, però, ancora non è così per tutte le donne del mondo.
Nonostante tutto, anche nella nostra società “occidentale” e moderna non è tutto perfetto. In nessuna parte del mondo le donne hanno le stesse possibilità e gli stessi ruoli di leadership e di rappresentanza che spettano agli uomini, tantomeno ai livelli più alti. Un esempio: di 190 capi di stato solo 9 sono donne e solo il 13% di tutti i parlamentari al mondo sono donne. Inoltre, un altro problema è che le donne spesso devono prendere decisioni molto più difficili tra successo professionale e soddisfazione e realizzazione personale. Solo un terzo delle donne con una carriera di successo ha figli, in contrasto con i due terzi degli uomini.
Diciamocelo: la maggior parte di noi donne oggi è fortunata, abbiamo molta più libertà di scelta di quanta ne avessero le nostre madri e le nostre nonne, e la maggior parte di noi è cresciuta in un ambiente dove le venivano riconosciuti i basilari diritti umani. Incredibilmente, però, ancora non è così per tutte le donne del mondo.
Nonostante tutto, anche nella nostra società “occidentale” e moderna non è tutto perfetto. In nessuna parte del mondo le donne hanno le stesse possibilità e gli stessi ruoli di leadership e di rappresentanza che spettano agli uomini, tantomeno ai livelli più alti. Un esempio: di 190 capi di stato solo 9 sono donne e solo il 13% di tutti i parlamentari al mondo sono donne. Inoltre, un altro problema è che le donne spesso devono prendere decisioni molto più difficili tra successo professionale e soddisfazione e realizzazione personale. Solo un terzo delle donne con una carriera di successo ha figli, in contrasto con i due terzi degli uomini.
La domanda quindi è: come possiamo risolvere questo
problema, come cambiare questi numeri per migliorare le cose, come
possiamo fare in modo diverso?
Mantenere le donne nella forza lavoro è una delle
risposte. Molte donne lasciano il lavoro, per una ragione od un'altra
(e finiscono per dipendere finanziariamente da qualcun'altro, spesso
il marito). La maggior parte lascia il lavoro per seguire la crescita
dei figli, ed ovviamente è una giusta scelta che ogni donna è
libera di prendere.
Cosa accade però quando una donna decide di rimanere
al lavoro? Sheryl ha 3 consigli:
1. “Sit at the table” (partecipare e farsi
avanti)
Molte ricerche mostrano questo fatto: le donne
sistematicamente sottovalutano le proprie abilità, al contrario
degli uomini, che tendono a sopravvalutarle leggermente. All'ingresso
del mondo del lavoro dopo l'università, il 57% degli uomini discute
il proprio salario, ma solo il 7% delle donne lo fa. E soprattutto,
gli uomini tendono a fornire attribuzioni interne (impegno, abilità)
per il proprio successo, mentre le donne le allocano all'esterno
(fortuna, aiuto ricevuto, difficoltà del compito). In generale, gli
uomini sembrano essere più sicuri di sé rispetto alle donne.
Tutto ciò è estremamente importante per quanto
riguarda la propria carriera, perchè per avere successo bisogna
volerlo, bisogna impegnarsi, ma soprattutto è necessario credere di
meritarsi la promozione ed il successo ed avere fiducia in sé
stessi.
Il problema è che è mostrato che successo e
“likeability” (“Essere piacevoli”) sono correlati
positivamente per gli uomini, ma negativamente per le donne. Ciò
significa che esistono standard diversi per giudicare le qualità dei
due sessi.
La soluzione a tutto ciò è semplice: “We've got
to get women to sit at the table”. Le donne devono essere presenti,
partecipare, devono poter portare ciò che sanno fare per contribuire
e dimostrare che non sono inferiori solo perchè donne.
2. “Make your partner a real partner”
Nella situazione in cui un uomo ed una donna lavorano
a tempo pieno ed hanno un bambino, i dati mostrano che mediamente la
donna farà il doppio dei lavori casalinghi ed il triplo di quelli
legati alla cura del bambino; il carico di lavoro sulle donne
lavoratrici con figli è quindi solitamente molto maggiore rispetto a
quello degli uomini.
Quando si renderà necessario che uno dei genitori si
occupi a tempo pieno di casa e figli, chi credete che sarà dei due a
lasciare il proprio lavoro? Solitamente sono le donne. Questo accade
non solo per gli istinti materni che sicuramente entrano in gioco, ma
anche e soprattutto perchè spesso, la società spinge i ragazzi più
che le ragazze a ricercare il successo e realizzarsi anche al di
fuori della famiglia.
È quindi necessario rendere il lavoro casalingo e la
cura dei figli altrettanto importante per entrambi i sessi se
vogliamo rendere i ruoli “di genere” più equi.
3. “Don't leave before you leave”
Quando una donna comincia a pensare di volere un
figlio, in quel momento comincia anche a pensare a come fare posto a
questo bambino nella propria vita, come conciliarlo con tutto ciò
che fa ora. E da quell'esatto momento smette di alzare la mano, di
esporsi, non chiede una promozione, non si propone per un nuovo
progetto lvorativo. Spesso questa dinamica si attiva molto in
anticipo rispetto alla gravidanza, quando una donna si fidanza o si
sposa, ad esempio, comincerà a mettere in conto la possibilità di
allargare la famiglia, e da quel momento smette (e spesso le viene
detto di smettere) di cercare di avanzare.
Ovviamente, dopo la maternità, è molto difficile
per la maggior parte delle donne tornare a lavorare, e se ci si è
fermati anni fa nella ricerca di nuove opportunità, sarà difficile
ricominciare. Per questo Sheryl incita a non togliere mai il piede
dall'accelleratore fino al giorno esatto in cui si lascia, non lasciare ancora prima di essersene andati.
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